martedì 9 settembre 2014

La vince Cilic la finale imprevedibile degli US Open

Una finale inaspettata. Ci sono voluti 9 anni per non trovare in finale di un torneo del Grande Slam, uno dei magnifici 4 dell'ultimo decennio. E dopo aver avuto sempre uno tra Nadal, Djokovic, Murray e Federer come vincitori dal 2010 al 2013, quest'anno è già la seconda volta che non trionferà uno di loro, con Wawrinka campione agli Australian Open su Nadal, che ha rotto l'incantesimo.


Prima delle semifinali sembrava scontata l'ennesima rivincita tra Nole e Roger, e invece Nishikori e Cilic hanno sorpreso tutti, regalando al pubblico americano e non, una finale che rimarrà nella storia qualunque fosse stato l'esito, poiché segnava la caduta degli dei.

Il croato è arrivato in fondo soprattutto grazie al servizio, a tratti disarmante per la sua continuità, arma che ha messo fortemente in difficoltà anche giocatori con le stesse doti tecniche come Kevin Anderson o Berdych.
Il percorso del giapponese, invece, è stato molto più tortuoso, ricco di ostacoli e dure battaglie, come quelle affrontate con Raonic e Wawrinka, sempre in rimonta, prima di chiudere in quattro set contro il numero uno al mondo.

All'Arthur Ashe ci sarebbe stato l'ultimo sforzo per entrambi, quello che li avrebbe portati alla gloria, tra i quasi 25mila tifosi americani, già felici per la vittoria di Serena Williams di ieri sera.
Nello stadio più grande del mondo tennistico, Cilic cercava il riscatto di quella grande delusione culminata con la squalifica esattamente un anno fa, penalità che non gli permise di giocare proprio il torneo di Flushing Meadows. Dopo una prima sanzione di 9 mesi lontano dai campi, il croato riuscì ad ottenere uno sconto di 5 mesi che gli permisero di tornare nel Febbraio di questo anno con una classifica che lo vedeva scalare dalla 15^ alla 47^ posizione. Il croato però non si è fatto prendere dallo sconforto, affermando di voler tornare più forte che mai, con l'aiuto di Goran Ivanisevic.

Quanto a combattività il giapponese non è da meno, anche lui fresco di nuovo coach dal Gennaio di quest'anno, l'ex numero 2 al mondo e vincitore del Roland Garros, Michael Chang. I frutti si sono visti subito, con un tennis più pulito e meno falloso. Sono arrivate la prima vittoria di un Masters 1000 a Madrid contro Nadal, e il quarto turno sia a Melbourne che a Wimbledon.

La finale a New York è stato il giusto premio per entrambi dopo una stagione di duro lavoro e grandi progressi. I due sono al culmine della loro carriera, 25 anni circa per ciascuno. E' l'occasione perfetta per fare il passo in avanti, per mettere anche il loro nome nei tennisti più importanti di sempre.
All'ingresso sul cemento del centrale entrambi mostrano segni di tensione sul volto e lo si nota anche sul campo.


Tra i due il più contratto è il giapponese, non così fluido come nella sfida contro Djokovic. Cilic ne approfitta subito con la solidità del servizio e con meno errori da fondo campo, e alla prima palla break offerta dal giapponese, affonda il colpo. Kei non riesce a reagire e Marin con il 91% di punti vinti con la prima di servizio, porta a casa il primo set. Nonostante il 3-6 subito, il nativo di Matsue cerca il riscatto, ma le gambe non corrono come devono.

Cilic è in fiducia, risponde con palle pesanti nei game del giapponese e quando tocca a lui servire, piazza ace o costringe l'avversario all'errore. Anche il secondo set perciò si mette bene per il croato che passa subito sul 2-1 e difende con i denti il break di vantaggio nel quarto gioco. I colpi di Marin non sono quelli di qualche anno fa. Il rovescio è più incisivo, sa variare anche con le palle corte e costringe sempre l'avversario ad una risposta in più per ottenere il punto. Dopo il secondo break del set, Nishikori prova a mantenersi in gioco conquistando il primo game sul servizio di Cilic, ma nel parziale successivo capitola ancora una volta.

Con il doppio 6-3 sembra ormai spianata la strada per il tennista nato in Bosnia a Medjugorje. Ma con la caparbietà di Kei, Marin sa che non può rilassarsi, e non la fa nemmeno Ivanisevic in tribuna. Forse dopo la finale maratona di Wimbledon vinta nel 2001 contro Rafter, per Goran è la serata più emozionante della sua vita. Il suo ragazzo però sa che deve rimanere concentrato e star attento al ritorno di Nishikori se vuole essere il secondo croato di sempre a vincere uno torneo dello Slam.
Il terzo set non è diverso dai primi due, appena si presenta l'occasione Cilic ne approfitta. Continua anche la valanga di ace, un centinaio nel torneo disputato dal croato e anche se il giapponese prova a non mollare, con un paio di vincenti eccezionali, deve arrendersi ancora per 6-3.


Non si vedeva un risultato così netto dal 2008, quando Federer chiuse in 3 set contro Murray. Cilic porta a casa il suo primo Slam e lo ha fatto senza perdere un set dagli ottavi contro Simon.
Urlando al cielo e con un grandissimo sorriso, il suo pensiero va subito al team che lo ha fatto crescere rapidamente, dandogli soprattutto quella convinzione che non è poi così impossibile arrivare a vincere un torno importante e spingendo gli altri tennisti di bassa classifica a imitarlo, a partire da Nishikori.

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